In periodo di spending review, il sottosegretario del Ministero di Cultura e Turismo, Ilaria Borletti Buitoni, denuncia la presenza di troppi dipendenti al dicastero. “Ho chiesto che fossero spostati in luoghi più utili, ma non si può”
Buongiorno e buonasera: si sa, l’educazione è sempre importante, e lo è ancor di più se si lavora al Ministero della Cultura e del Turismo. Ma forse salutare i passanti non è proprio un lavoro, soprattutto in tempi di crisi. Eppure sembra che “a dirmi solo buongiorno quando arrivo e buonasera quando me ne vado” siano proprio gli uscieri del MiBAC, come denunciato dal sottosegretario Ilaria Borletti Buitoni e come riportato dal Corriere della Sera.
“Quegli uscieri che per mestiere augurano il buongiorno” è il titolo dell’articolo, firmato da Ernesto Menicucci, in cui si parla di una situazione che ha dell’assurdo: mentre musei, siti archeologici e luoghi della cultura lamentano mancanza di personale, al ministero di Massimo Bray si trovano dipendenti i cui incarichi, oltre ai saluti ai funzionari e ai dirigenti che passano per i corridoi, includono “qualche fotocopia, carte da trasferire da un ufficio all’altro, una visita da annunciare” e un po’ di fantasia per ingannare il tempo, tra qualche piccolo lavoretto di sartoria e una partita di solitario al computer.
Il sottosegretario Borletti Buitoni ha dichiarato di aver proposto un trasferimento verso luoghi di lavoro più bisognosi di personale: “Ho chiesto se fosse possibile spostare queste persone al museo di Palazzo Venezia”, ma le è stato fatto notare che non si possono spostare i dipendenti assegnati a precise postazioni. Il ministro della Funzione Pubblica, Gianpiero D’Alia, assicura che verificherà la situazione con il collega Bray:
L'Eden degli uscieri ministeriali è al secondo piano del Collegio Romano, il palazzo dietro via del Corso che ospita il ministero Beni culturali. Lì c'è quello che, dagli addetti ai lavori, viene ribattezzato il «corridoio dei passi perduti». E degli impiegati che, come ha raccontato il sottosegretario Ilaria Borletti Buitoni all'assemblea di Scelta civica, sono addetti «a dirmi solo buongiorno quando arrivo e buonasera quando me ne vado». Per farlo, sono almeno in quattro: due al mattino, due a fine orario. È il microcosmo degli uffici italiani: ministeri, pubbliche amministrazioni, servizi comunali.
Al Campidoglio i guardaportone li fanno i vigili urbani: due o tre sono alla Lupa, l'entrata più fotografata dai turisti, altri due alla reception dentro. Più, ai piani, i vari impiegati: Veltroni, per dire, quando diventò sindaco nel 2001 cambiò subito quello davanti alla sua porta, per dare un segnale di novità. Al Mibac, invece, gli uscieri sono «misti»: ci sono i ministeriali e gli interinali, che lavorano per una società «appaltatrice» del ministero. Tra di loro, sono indistinguibili.
Non girano col cartellino identificativo, non hanno una divisa (a parte qualcuno in livrea). Stesse mansioni, stessi comportamenti, stesso carico di lavoro, cioè molto basso. Sta agli staff di ministri e sottosegretari trovare dei modi per renderli attivi: qualche fotocopia, qualche documento da trasferire da un ufficio all'altro, qualche visita da annunciare.
Per il resto della giornata stanno lì, ad ingannare il tempo. E, come dice la Borletti Buitoni, a dire «buongiorno e buonasera». Chi è passato per il Mibac conosce bene la situazione: «Gentilissimi, per carità. Ma certo che qualche problema di gestione delle risorse umane c'è...».
(Continua a leggere l'articolo del Corriere della Sera)
LEGGI ANCHE: Allarme: i monumenti chiusi per sciopero