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Pubblicato il consueto rapporto di Unioncamere e Symbola sul peso del sistema culturale nell’economia italiana. Un settore che vale il 15,4% della nostra economia, e un “lievito” per il nostro sistema turistico

 

È di 214 miliardi di euro all'anno il valore della cultura italiana. Può sembrare una cifra esagerata, ma è quella che emerge dal consueto rapporto di Symbola e Unioncamere (in collaborazione con la Regione Marche) sul peso economico del sistema culturale del nostro Paese.

Un peso così determinante da convincere i realizzatori del rapporto ad abbandonare il tradizionale titolo “L’Italia che verrà” in favore di un più diretto “Io sono Cultura”. “Una delle definizioni più belle e calzanti di cultura l’hanno data più di mezzo secolo fa i padri costituenti” scrivono i presidenti Ferruccio Dardanello (Unioncamere) ed Ermete Realacci (Fondazione Symbola) nella premessa “è quella tratteggiata nell’articolo 9 della Carta - il più originale, secondo il presidente emerito Carlo Azeglio Ciampi - in cui il paesaggio e il patrimonio storico culturale vengono sposati alla ricerca scientifica e tecnica. È quella cultura che, nonostante i sacrifici imposti dall’austerity e dalla miopia di parte della classe dirigente del Paese, è ancora uno dei motori primari della nostra crescita”.

La cifra di 214 miliardi citata nel rapporto è il risultato di un calcolo basato su un dato, quello per cui la filiera culturale può vantare un “moltiplicatore” pari a 1,7. In pratica, per ogni euro di valore aggiunto, la cultura ne attiva – nel commercio, nel turismo, nei trasporti, ma anche in edilizia e agricoltura – altri 1,7. Partendo da questo assunto, si evince che gli 80,8 miliardi di euro prodotti complessivamente nel 2012 dal sistema culturale ne “mettono in moto” altri 133, per un valore totale che appunto raggiunge i 214,2 miliardi di euro. Vale a dire il 15,3% dell’economia nazionale.

“Le imprese del sistema produttivo culturale (tra industrie culturali propriamente dette, industrie creative - attività produttive ad alto valore creativo ma ulteriori rispetto alla creazione culturale in quanto tale - patrimonio storico artistico, performing arts e arti visive) sono, nel 2012, quasi 460 mila, il 7,5% del totale delle attività economiche nazionali. In crescita del 3,3% sul 2011” spiegano ancora Dardanello e Realacci “A queste imprese dobbiamo 75,5 miliardi di euro di valore aggiunto (il 5,4% del totale; che diventano 80,8 miliardi, 5,8%, se includiamo pubblica amministrazione e non profit)”.

Un settore in cui lavora il 5,7% del totale degli occupati italiani, cioè quasi 1,5 milioni di persone, con una crescita dello 0,5% in un anno, mentre l’economia italiana ha perso lo 0,3%. L’export, triplicato nel corso degli ultimi vent’anni, ha superato lo scorso anno i 39 miliardi di euro, per un saldo commerciale attivo di 22,7 miliardi (record da quando esiste l’euro).

“Mentre la crisi imperversa, mentre un pezzo consistente dell’economia nazionale fatica e arretra, il valore aggiunto prodotto dalla cultura tiene, guadagna terreno. E non è un caso che tra i territori che più contribuiscono a questo successo, si trovano quelli che hanno anche una forte vocazione manifatturiera” affermano ancora i due presidenti, sottolineando con forza l’importanza della cultura nel turismo: “Soprattutto il turismo beneficia delle performance della cultura: oltre un terzo del totale della spesa turistica stimata nel 2012 sul territorio italiano è attivata dalle industrie culturali”.

“Su questo fronte molto resta da fare, anche in considerazione del potente effetto volano esercitato sul made in Italy proprio dal turismo”. E anche se “non tutti i nostri territori sembrano in grado di sfruttare in modo pieno le potenzialità offerte dal sistema produttivo culturale” una cosa è certa, guardando la ricerca di Symbola e Unioncamere: “è la cultura - con nuove e impreviste contaminazioni: designer e piccoli artigiani, creativi e industrie, artisti e stilisti, smanettoni e contadini - a sostenere e far girare la parte più innovativa, dinamica e reattiva del nostro sistema produttivo. È il lievito del saper fare italiano, della capacità irripetibile di incorporare nei nostri prodotti la bellezza che respiriamo”.

 

Leggi il Rapporto "Io sono Cultura" a questo link

 

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