In un panorama calcistico in cui a dominare sono sempre più i luoghi virtuali della tv e dei mezzi di comunicazione, i ritiri precampionato delle società rappresentano un baluardo da difendere del rapporto tra lo sport più popolare in Italia e i territori reali
Negli ultimi anni il calcio ha intrapreso un percorso che lo sta portando sempre più lontano dai territori reali e sempre più vicino agli spazi virtuali della televisione.
A causa del potere crescente dei grandi network internazionali, gli appassionati del “gioco più bello del mondo” stanno via via abbandonando gli stadi e i luoghi di aggregazione a favore di una fruizione individuale e parcellizzata delle partite: in altri termini, dalla poltroncina dello stadio alla poltrona di casa. Una situazione che in Italia appare ancora più critica, considerato per esempio che in altre nazioni i ricavi da stadio raggiungono il 25% dei ricavi totali e in Italia appena il 12%.
A tenere ancora vivo l’aspetto territoriale del calcio restano i ritiri estivi, quel momento della preparazione che porta le squadre di calcio a trasferirsi per qualche settimana in località di montagna per iniziare la stagione con intensi allenamenti e aria buona. Una tradizione consolidata che continua a resistere, e soprattutto a rafforzare il legame tra il calcio e i territori che ospitano eventi sportivi, con ricadute economiche che non possono essere trascurate.
Nel corso delle prossime settimane, dunque, su questo portale daremo spazio alle esperienze di località italiane che ospitano i ritiri precampionato di alcune tra le principali squadre di Serie A, per capire e far capire qual è l’impegno, il lavoro e il ritorno economico che vengono generati da questi modelli di marketing territoriale.
Il primo ritiro di cui parliamo è quello del Napoli, che anche quest’anno ha scelto come meta il piccolo centro di Dimaro, in Trentino.
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