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Massimo Bray, il neo ministro per i Beni e le Attività Culturali con delega al Turismo è andato al giuramento su un’utilitaria. Un segnale adeguato ai nuovi tempi.

Per  far decollare il turismo, però, ci vuole il turbo!

Sul portale TTG Italia, l'amministratore delegato Paolo Audino esprime un parere critico riguardo alla nomina di un ministro, a presicindere dal giudizio personale, che accorpa le competenze della Cultura e del Turismo.

 

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Qualunque sia il canale, la domanda è: accorpare Cultura e Turismo in un unico ministero è una scelta vincente o una scommessa persa?

 

Di seguito il parere di Paolo Audino sulla nomina di Massimo Bray al dicastero dei Beni Culturali con delega al Turismo:

Nel costruire la sua squadra di Governo, il presidente del Consiglio Enrico Letta ha rispolverato il Cencelli e affidato la Cultura al dalemiano Bray. Il turismo è ancora una delega secondaria e non merita un esperto, o quanto meno un politico che lo consideri qualcosa di più importante e strutturato di una Festa della Taranta e che ne riconosca il ruolo degno e moderno di generatore di prodotto interno lordo. Su Twitter qualcuno si è spinto fino ad un irriverente “Bray chi?” che mi sembra esagerato anche se la domanda, nella sua accezione meno sarcastica, noi grezzi e miseri esponenti del turismo ce la siamo posta in tanti.

Basta dare un’occhiata ai quotidiani di oggi per capire come Bray sia per tutti il ministro della Cultura. Alcune testate, come La Stampa per esempio, neppure citano la delega al Turismo. Sappiamo bene che i musei piacciono alla gente che piace, che gli albergatori sono dei rozzi, che le sovrintendenze stanno alle pro loco come Carmelo Bene sta ad Alvaro Vitali; sappiamo tutto, ma proprio per questo sappiamo che il turismo ancora una volta non conterà nulla e non troverà spazi all’interno di veri progetti di rilancio. E sappiamo che in un dicastero con il portafoglio, alla delega secondaria spetta sì e no un portamonete.

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