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Anche in Laguna si fa sentire il peso della crisi: nelle strutture alberghiere di Venezia, un lavoratore stagionale su cinque non è stato ancora riconfermato al suo posto, e la situazione appare anche più critica sul litorale veneziano.

A denunciare la difficile situazione dei lavoratori turistici locali è la Cgil di Venezia, e a confermare la crisi c’è l’Associazione Veneziana Albergatori, che tramite il presidente Vittorio Bonacini dichiara: “Secondo una recentissima stima di Federalberghi, per il 2013 il calo dei turisti italiani è previsto attorno al 10% e un altro 5,5% per gli stranieri. Una situazione oggettivamente pesante, le ricadute sull’occupazione non potranno non essere consistenti”.

Non bastano i dati parzialmente positivi di Pasqua, durante il quale è stato registrato un livello di occupazione delle camere tra il 75% e l’80%, nonostante brutto tempo e acqua alta. A preoccupare, infatti, è un’altra occupazione, quella dei lavoratori stagionali negli hotel lagunari: una situazione difficile denunciata dal sindacato, secondo il quale il 20% dei lavoratori stagionali non è stato confermato.

Secondo gli operatori, la questione fondamentale è nel costo del lavoro che, unito a una progressiva discesa dei prezzi delle camere, limita i margini di redditività e provoca tagli lineari nel lavoro stagionale. Per Leonardo Ranieri, presidente di Unionmare Veneto, “la flessibilità in tempi di incertezza sui clienti è indispensabile. Molte piccole imprese che lo scorso anno avevano 15 dipendenti in organico, quest’anno si arrangeranno con 13”.

Per invertire la rotta, secondo Antonello De’ Medici, l’unica soluzione è “lavorare sul destination marketing, infittire il calendario degli eventi perché bisogna dare dei motivi per raggiungere una meta. Neanche Venezia basta più a sé stessa. Marzo e aprile sono ottimi per eventi culturali o enogastronomici. Verona ha il Vinitaly e Venezia cosa offre per un pubblico non di massa?”.

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