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Ventiseiesima su 140: messa così, sembrerebbe un discreto risultato per l’Italia, quello rilevato dal “Travel & Tourism Competitiveness Report” stilato dal World Economic Forum. In realtà, però, c’è poco da stare allegri se si guardano i dati del rapporto che misura la competitività turistica dei Paesi del mondo, e non è consolatorio neanche sapere che abbiamo guadagnato una posizione rispetto all’anno scorso.

L’edizione 2013 del Travel & Tourism Competitiveness Report, intitolata “Reducing Barriers to Economic Growth and Job Creation”, restituisce infatti un quadro non idilliaco per il Bel Paese. Che si classifica 18° a livello europeo e appunto 26° nel panorama globale non certo “grazie” alle strategie politiche ed economiche messe in campo. Perché se il turismo, come dice il World Economic Forum, genera oggi il 9% del Pil mondiale e 120 milioni di posti di lavoro diretti (oltre ai 125 milioni in settori correlati), l’Italia continua a pagare ritardi strutturali in molti dei 14 fattori di competitività presi in esame per stilare la classifica.

La graduatoria globale, dominata dall’Europa che occupa le prime cinque posizioni e che piazza 13 Paesi tra i primi venti del ranking, ci vede infatti al penultimo posto, davanti alla Grecia, tra le nazioni dell’Europa occidentale. A tenerci a galla, lo straordinario patrimonio artistico e culturale e le eccellenti infrastrutture turistiche, ambiti nei quali l’Italia si posiziona al primo posto mondiale, oltre che le buone infrastrutture nel trasporto aereo.

A penalizzarci, invece, la mancanza di leggi e politiche che sostengano adeguatamente lo sviluppo del turismo (100° posto su 140); la bassissima competitività sul fronte dei prezzi (134°); la scarsa sostenibilità ambientale (correlata alla scarsa capacità di far rispettare le leggi che la regolano); l’eccesso di emissioni di anidride carbonica (101°); la questione sicurezza (44°); la bassa qualità della formazione della forza lavoro turistica (45°); la poca trasparenza della politica (135°); la scarsa efficacia del marketing turistico (116°); la bassa qualità delle infrastrutture per il trasporto di terra (110°); l’elevato prezzo della benzina (126°); l’eccesso di tasse (137°); la flessibilità del lavoro (132°) e, infine, il deficit di predisposizione all’accoglienza dei visitatori stranieri (79°). Una sequenza di performance negative che inevitabilmente affossa la competitività complessiva del sistema turistico italiano, cui non basta più il patrimonio artistico e paesaggistico che il mondo ci invidia.

È sufficiente dare un’occhiata alle prime posizioni, infatti, per capire che il nostro Paese potrebbe e dovrebbe fare molto di più e meglio. La capolista Svizzera, per esempio, da sette anni domina la graduatoria grazie alle sue ottime infrastrutture, alla qualità degli alberghi e dei servizi turistici e all’alta qualificazione della forza lavoro, oltre che in virtù di leggi ambientali molto severe e di un elevato grado di sicurezza. Tutti aspetti su cui, è innegabile, l’Italia ha ancora parecchia strada da fare.

 

Per vedere la classifica completa del World Economic Forum clicca qui

 

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Italy is 26th of 140 countries considered in "Travel & Tourism Competitiveness Report", drawn up by the World Economic Forum. Little to be happy, in Italy, if we look at the report data that measure the tourism competitiveness of countries around the world.

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