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Accorpamenti di direzioni generali, tagli e nuove strutture: ecco come Franceschini vuole cambiare volto e passo al Ministero di Cultura e Turismo


Filippo Caleri e Alberto Di Majo su Il Tempo descrivono il mutamento in corso al MiBACT, una riforma strutturale voluta da Franceschini per dare nuove energie a uno dei dicasteri (teoricamente) più importanti d'Italia. Sul suo tavolo, riporta Il Tempo, "sono già presenti le bozze della possibile riorganizzazione" e tra le ipotesi figurano azioni come "gli accorpamenti di direzioni regionali, la soppressione di alcune generali e la contestuale creazione di nuove". Se la riforma passasse, quindi, "il numero degli uffici dirigenziali scenderebbe da 28 a 24".
Per quanto concerne la creazione di nuovi uffici, uno dovrebbe essere quello della "direzione generale per la pianificazione degli obiettivi e dei programmi. Un raccordo delle iniziative sul territorio di un dicastero che per la sua natura si estende in più settori anche lontani tra loro". Vi sarebbe poi anche l'istituzione della "direzione generale per il turismo che ingloberebbe le funzioni attualmente in capo al dipartimento trasferito dalla presidenza del Consiglio".
Per consentire una maggiore efficacia dell'azione ministeriale, prosegue l'inchiesta del Tempo, "la Direzione Generale per l'organizzazione, gli affari generali, l'innovazione, il bilancio e il personale viene divisa in tre parti": una si occuperà di bilancio e contratti, una di organizzazione e risorse umane, "la terza sarà quella a cui tutti faranno riferimento per rendere il patrimonio artistico fruibile con livelli qualitativi più elevati".
Per quanto riguarda l'archeologia, la riforma del MiBACT indicherebbe che "gli archeologi dello Stato non avranno un direttore generale solo per loro. Scompare infatti la Dg Antichità che verrà fusa con quella che finora ha avuto le competenze per il paesaggio, le belle arti, l'architettura e l'arte contemporanee". In questo modo prenderebbe forma una sola direzione per il paesaggio e il patrimonio storico artistico, da cui sarebbe esclusa l'arte contemporanea.
Quest'ultima andrebbe a confluire nell'ufficio dirigenziale che finora si occupava di spettacolo e dovrebbe dare forma alla nuova Direzione per il contemporaneo, lo spettacolo e il patrimonio immateriale. "Chi la guiderà di fatto avrà poteri su tre quarti della Biennale di Venezia".
Per quanto concerne il cinema, "la nuova direzione per la settima arte si adegua al presente e al futuro perché comprende anche gli audiovisivi che oggi passano anche attraverso il web. Dunque tutte le espressioni multimediali rientreranno tra le sue competenze".
Le direzioni generali, infine, passerebbero da 17 a 13, con gli accorpamenti tra Abruzzo e Molise, Basilicata e Puglia, Liguria e Piemonte, Marche e Umbria.

La struttura organizzativa del ministero dei Beni culturali cambia forma. O quanto meno sul tavolo del ministro Dario Franceschini sono già presenti le bozze della possibile riorganizzazione del dicastero che governa il patrimonio artistico italiano. Tra le ipotesi gli accorpamenti di direzioni regionali, la soppressione di alcune generali e la contestuale creazione di nuove. Alla fine se la riforma passasse il numero degli uffici dirigenziali scenderebbe da 28 a 24. Ecco le principali novità in esame.

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