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 Federalberghi fa causa all'Antitrust contro Expedia e Booking.com, mentre Amsterdam regolamenta AirBnb

 Tempi duri quelli della rivoluzione digitale per gli alberghi. Federalberghi guida la rivolta del mercato ricettivo italiano contro i grandi monopoli delle Oltas (online travel agencies) che grazie alle indicizzazioni hanno la facoltà di indicare quali strutture meritino la visibilità e il posizionamento online.  Federalberghi  guida la lotta contro Golia, Expedia.com e Booking.com, “protetti” da due grandi studi legali , uno americano e uno olandese. Questi colossi del viaggio online chiedono alle strutture fino al 30 % sulla prenotazione, impedendo di fatto agli alberghi di applicare tariffe scontate ai prezzi comunicati nel contratto, pena la scomparsa dalla barra dei risultati dei browser, cui sempre più il viaggiatore del 2014 domanda dove alloggiare.  Alessandro Nucara, direttore di Federalberghi, definisce lo scenario “È come se tra l’albergatore e il cliente si frapponga sempre il portiere e imponga a entrambi il prezzo che vuole lui senza che le due parti possano svincolarsi”.  Qui il mercato ricettivo si scontra con le contraddizioni della rete,  idealmente il luogo di  una concorrenza leale e aperta, al momento soggiogata dai grandi colossi Google, Facebook, Amazon , e per il settore Expedia e Booking. Federalberghi ha fatto ricorso all’Antitrust contro le Oltas, l’obbiettivo è “annullare le clausole vessatorie che i portali di prenotazione impongono agli hotel” , il compromesso cui punta l’accusa è in pratica: caro cliente cerca online l’albergo dove vuoi alloggiare, prendi il numero di telefono e contratta il prezzo con la struttura.

Federalberghi lamenta anche la concorrenza sleale di B&B e Air Bnb; se gli occupati dei B&B registrati dall’Inps risultano 200 persone in Italia e nei weekend Coldiretti dichiara che le strutture accolgono in media 400 mila ospiti, qualcosa non torna così come per Air Bnb, il sito di ricezione privata e online. Contro Airbnb si sono scagliati gli operatori del settore in tutto il mondo. In Italia, l’oste, chiunque abbia una casa di proprietà dovrebbe dichiarare all’Iva i propri ricavi;  siamo in quella zona ibrida di non regolamentazione online.  Ma non dappertutto.  Ad Amsterdam infatti, l’amministrazione, dopo aver dato per mesi la caccia a chi trasforma casa propria in un albergo, ha compreso che la caccia alle streghe danneggiava solo una città che ogni anno ospita in media 7 milioni di turisti. Il comune ha così messo in regola le case Airbnb registrate tra i canali e le piste ciclabili, diventando così pioniera della sharing economy ricettiva.  In attesa del giudizio dell’Antitrust, come Amsterdam con Air Bnb, l’Italia potrebbe  essere il primo paese ad arrivare a un compromesso con le online travel agencies.  

 

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(Fonte foto)

 

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