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imposta di soggiorno

I tour operator stranieri non la gradiscono e riducono l'attività di programmazione sull'Italia, ma sempre più Comuni applicano questa imposta

 

Se non siamo al masochismo poco ci manca: sempre più Comuni italiani applicano la tassa di soggiorno, e sempre più tour operator stranieri riducono la loro programmazione sull'Italia.
Il verdetto arriva dall'Osservatorio nazionale sulla Tassa di Soggiorno curato dalla Jfc, che ha mostrato come più di un t.o. su quattro (precisamente il 28%) ha appunto ridotto la propria attività sul nostro Paese proprio per le complicazioni derivanti da questa imposta.
Jfc ha interpellato 81 tour operator stranieri, dalla Germania all'India, rilevando che che ben il 63% dice di aver patito danni economici per via di questa tassa (di cui spesso ha dovuto farsi carico l'azienda stessa). Il 17% afferma di aver concentrato l'attività in località dove il tributo è assente, mentre appunto il 28% spiega di aver diminuito la programmazione in Italia per problemi legati alla modalità di applicazione.
Il punto, infatti, non è la cifra, ma l'indeterminatezza e la confusione riguardo a questa imposta: il tetto massimo previsto dalla legge è infatti di 5 euro a notte per cliente, ma nel 2013 l'importo medio è stato di 1,35 euro (a Roma 2 euro, a Firenze 2,70, a Venezia 2,90). Ma come spiegano i tour operator, le località che applicano l'imposta tendono a farlo fuori tempo massimo (il 42% dei t.o. ha già chiuso i cataloghi e i listini prezzi, quando i Comuni decidono di applicarla), costringendo le aziende ad assorbirne gli effetti e diventando quindi antieconomiche. E il 94% dei t.o. giudica incomprensibile la formulazione del balzello comunale.
"Il problema primario non è tanto la sua applicazione in quanto tale: se ben gestita in maniera omogenea, può permettere alle amministrazioni locali di effettuare investimenti in ambito turistico. Il punto è che mancano strategie per annullare lo spirito di de-feeling che il tributo può generare" ha commentato Massimo Ferruzzi, amministratore unico di Jfc.
Ai Comuni italiani, tuttavia, l'imposta piace sempre di più: se a fine 2012 ad applicarla erano circa 380, a metà del 2013 erano 470, mentre a gennaio 2014 si è superata la soglia dei 500. In totale, quindi, circa il 7% dei Comuni che possono applicare l'imposta di soggiorno (ovvero quelli che hanno almeno un esercizio ricettivo). E anche le casse municipali sono sempre più "piene" (si fa per dire): secondo Federalberghi, infatti, sono incrementati sia il gettito medio dei singoli municipi (passato dai 450.000 euro del 2012 ai 525.000 del 2013), sia quello complessivo, passato dai 175 milioni di due anni fa ai 270 dell'anno scorso (e secondo Jfc a fine 2014 si supereranno i 380 milioni).
A livello regionale, quella con più Comuni che applicano la tassa è la Toscana (103), seguita da Piemonte (98) e Val d'Aosta (57). E quest'anno potrebbero aggiungersi anche il Trentino-Alto Adige e il Friuli-Venezia Giulia, che fino al 2013 erano a quota zero. All'estero, comunque, l'imposta di soggiorno non è del tutto sconosciuta, essendo presente anche in Germania, Francia, Austria e Catalogna. Ma, appunto, a dissuadere sempre più tour operator dal portare turisti italiani non è la tassa in sé, ma il modo, un po' masochistico, con cui viene applicata dai Comuni italiani.

Di seguito l'elenco, Regione per Regione, della quantità di Comuni che applicano la tassa di soggiorno.

REGIONE COMUNI IN CUI SI PAGAVA A FINE 2013
Toscana 103
Piemonte 98
Valle d'Aosta 57
Lombardia 48
Campania 33
Veneto 32
Sicilia 23
Calabria 22
Puglia 18
Emilia-Romagna 17
Lazio 14
Sardegna 11
Marche 8
Liguria 4
Basilicata 4
Abruzzo 3
Umbria 3
Molise 2
Trentino-Alto Adige 0
Friuli Venezia Giulia 0

 

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(fonte foto: http://belicenews.it/notizie/attualita/sciacca/tassa-di-soggiorno-benefici-e-svantaggi-una-scelta-politica-coraggiosa/)

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