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Il turismo globale e globalizzato un male per il pianeta: potrebbe sembrare una provocazione, ma non è così secondo gli "scettici del turismo"


Tra il 10 e il 13 febbraio scorsi, 300 tra leader dell'industria turistica e accademici di settore provenienti da 27 Paesi si sono riuniti a Brisbane, in Australia, per l'edizione annuale del CAUTHE (Council of Australasian University Tourism and Hospitality Educators). Nel corso della conferenza, sono emersi due punti di vista contrapposti sugli effetti della crescita continua del turismo mondiale.
Da una parte figure di rilievo come Taleb Rifai, segretario generale dell'Organizzazione mondiale del Turismo, e David Scowsill, presidente del World Travel and Tourism Council, strenui difensori della crescita del turismo responsabile. Rifai ha ricordato come grazie al turismo siano state superate difficoltà economiche di aree come l'Europa, il Nord America e l'Africa, e come i Paesi in via di sviluppo e quelli poveri possano beneficiare dei flussi internazionali per una più equa distribuzione delle ricchezze. In breve, ha affermato Rifai, il turismo, se adeguatamente sfruttato, può essere la forza salvatrice dell'economia mondiale.
Ma, appunto, il punto di vista non è unanime. Sul fronte completamente opposto, a Brisbane si è assistito all'intervento del Stefan Gossling dell'Università di Lund, in Svezia. Gossling, coordinatore del centro di ricerca per il turismo sostenibile, ha affermato che in un mondo in cui le risorse vitali – petrolio, acqua, cibo e aria pulita – vengono consumate rapidamente, la crescita incontrollata del turismo potrebbe rappresentatore un fattore di accelerazione di questo consumo. I viaggi lunghi via aereo contribuiscono alle emissioni di CO2, ha sostenuto Gossling, e i turisti tendono a sprecare più cibo e acqua di quanto facciano gli abitanti di un luogo, curandosi meno dello smaltimento dei rifiuti e dimostrandosi insensibili (quando non contribuiscono) rispetto alla disgregazione delle culture locali. Ci vorrebbe meno turismo, in sostanza, per il professor Gossling, secondo cui i costi sociali e ambientali del turismo di massa superano i benefici, e neanche l'ecoturismo è immune a questo genere di rischi capaci di avere un impatto "apocalittico" sulle risorse mondiale.
Le argomentazioni espresse da Gossling sono sembrate come un avvertimento, un invito a ripensare la sostenibilità del turismo come forza del mondo. E sebbene la maggior parte degli operatori e degli accademici presenti a Brisbane abbiano confermato la propria fiducia nelle possibilità di crescita del turismo, il punto di vista del professore svedese può e deve divenire un punto di riferimento da non trascurare nel dibattito globale sul futuro di questo settore.

 

 

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Fonte foto: http://www.roundabouttravel.com.au/home/round_the_world_with_roundabout_trave

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