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Sempre più persone, anche in Italia, si affidano a commenti e recensioni online prima di scegliere un hotel o un ristorante. Ed è boom di aziende che offrono false recensioni a prezzi popolari. Ma difendersi dai bugiardi è possibile
Le recensioni online sono ormai diventate una sorta di "genere letterario" che appassiona milioni di persone anche in Italia, soprattutto nel turismo. Prima di prenotare un tavolo al ristorante, o per conoscere limiti e difetti dell'hotel in cui trascorrere le vacanze, sempre più italiani consultano i pareri e i giudizi di chi in quel ristorante, o in quell'albergo, c'è già stato e ha voluto raccontarlo pubblicamente.
Un'abitudine previdente per evitare il rischio di cattive esperienze, ma che non elimina il rischio di credere a false recensioni, in un senso e nell'altro. Perché se da diverso tempo ristoratori e albergatori lamentano la mancanza di tutela legale di fronte a chi può stroncare il lavoro altrui, per rabbia o per tornaconto, anche chi si affida a questi strumenti per evitare brutte sorprese in momenti di svago non è del tutto al riparo da "fregature".
La Stampa, a riguardo, parla delle tariffe che alcune aziende offrono per servizi al limite del legale, soprattutto recensioni fasulle e fan sui social network. Tariffe sicuramente "popolari", che però possono portare a discreti risultati. Ma riconoscere i bugiardi è possibile, tanto per i portali (in alcuni è possibile segnalare possibili falsari) quanto per gli utenti (controllando l'identità online del recensore).
Comprare finte recensioni per un albergatore è facile, troppo facile. Basta una mail all’agenzia che offre «servizi di marketing». «Sono il gestore di un piccolo ostello, vorrei aumentare le visite al mio sito». Rispondono subito e, al telefono, snocciolano il listino prezzi: 25 euro per un giudizio positivo sui portali per hotel, 49 per un migliaio di fans su Facebook, nove per mille visite su YouTube. Tutto legale? Per nulla. Ma neppure palesemente fuori-legge, perché ci si muove in una zona grigia, senza controlli. «La normativa italiana non è adeguata ai tempi - dicono da Federalberghi -. Una recensione diffamatoria pochi minuti dopo essere stata pubblicata è visibile in rete da milioni di persone, senza che la parte lesa disponga di effettivi strumenti di tutela».
(Continua a leggere su La Stampa)
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